Ca’ del Baio: una cantina tutta al femminile dove il vino racconta una storia di famiglia

Ca’ del Baio: una cantina tutta al femminile dove il vino racconta una storia di famiglia

C’è un motivo per cui le visite in cantina non dovrebbero essere vissute come semplici occasioni per bere un buon bicchiere di vino, come accade in enoteca. 

Visitare un luogo come Ca’ del Baio significa entrare in punta di piedi nella storia di una famiglia che da generazioni coltiva la propria terra con passione e dedizione, significa conoscere le radici di un territorio e portare a casa una bottiglia da aprire in compagnia, magari durante una serata speciale, per far rivivere quei racconti, un sorso alla volta.

Ho scoperto questa realtà camminando tra le colline delle Langhe, su consiglio di Nadia di Langhe Country House, una struttura stile Flaïa perfetta per esplorare con lentezza e meraviglia il territorio delle Langhe.

Fin da subito ho capito che chiamare Ca’ del Baio semplicemente "cantina" sarebbe stato riduttivo. Questo luogo è un intreccio di generazioni, di sogni che si rinnovano senza mai dimenticare il passato. Un autentico viaggio nel cuore di una realtà vitale, dove ogni vite e ogni bottiglia raccontano qualcosa di chi ha lavorato quella terra con le mani e con il cuore.

Oggi, a portare avanti l’anima di Ca’ del Baio sono tre sorelle Paola, Valentina e Federica Grasso, che dal 2021 hanno raccolto il testimone lasciato dalla famiglia, continuando una storia iniziata nel lontano 1870.

All’epoca, il loro trisnonno lasciò Calosso, in provincia di Asti, per trasferirsi a Treiso di Barbaresco, attratto da quelle colline dove la terra costava meno rispetto all’Astigiano. Scelse proprio la Cascina Vallegranda come nuovo inizio, un luogo che sarebbe diventato il cuore pulsante dell’azienda di famiglia.

E se ti sei mai chiesto da dove venga il nome Ca’ del Baio, la risposta è curiosa e affascinante: “Baio” era il nome del cavallo con cui il trisnonno raggiunse Treiso. 

Quel viaggio a cavallo segnò l’inizio di un’avventura che ancora oggi continua, con lo stesso spirito pionieristico e la stessa tenacia.

La storia della famiglia Grasso

Semplicità, sacrificio e amore profondo per la terra sono i valori che da sempre guidano la famiglia Grasso.

Ernesto, il più giovane dei quattro figli di Giuseppe Grasso, fu una figura centrale: dopo aver sposato Fiorina, originaria di Barbaresco, ampliò l’azienda aggiungendo i vigneti delle zone di Asili e Pora. Ma la strada non fu semplice: nel 1955 una terribile grandinata distrusse il raccolto. Eppure, quell’evento drammatico non fece che rafforzare il legame tra le due terre, Barbaresco e Treiso, e l’impegno della famiglia.

Con Giulio, il figlio di Ernesto nato nel 1957, e sua moglie Luciana, anche lei di Barbaresco, la tradizione vinicola ha continuato a crescere. 

Negli anni, Ca’ del Baio si è affermata come una delle cantine più riconosciute del territorio, apprezzata per i suoi Barbaresco tra i più pregiati, non solo in Italia ma anche a livello internazionale.

Nonostante il successo, la famiglia Grasso è rimasta fedele a sé stessa: ogni fase, dalla cura delle vigne alla vinificazione, dall’ospitalità all’interno della cantina fino alla vendita diretta, è seguita con cura e attenzione. 

Ed è proprio in questi dettagli, nella gestione quotidiana fatta con amore, che si riconosce il valore delle realtà italiane più autentiche.

La mia visita a Ca’ del Baio

Visitare Ca’ del Baio è un’esperienza che si assapora lentamente, come un buon bicchiere di vino lasciato respirare. Entrare nella cantina è come entrare in un racconto, dove ogni gesto è spiegato, ogni scelta motivata da anni di esperienza e ricerca.

L’affinamento dei vini, ad esempio, segue ancora il metodo tradizionale con botti grandi, come si faceva un tempo. Nessuna barrique, che accelera i tempi ma lascia un’impronta legnosa troppo invadente. 

Qui, l’obiettivo è lasciare parlare il vino, far emergere il suo carattere autentico e il legame profondo con il territorio.

Il mio percorso di degustazione inizia con il Nebbiolo: un vino che sorprende per la sua eleganza femminile, con sentori delicati di rosa, viola e ciliegia. 

Federica Boffa, che lavora da anni con la famiglia Grasso e conosce ogni dettaglio di questo mondo, mi racconta perché viene utilizzato il rovere dell’Est Europa per le botti. 

Un legno naturale, non tostato, trattato solo con getti di vapore per renderlo più flessibile: così si evita di alterare il sapore del vino, lasciando che sia il terroir a esprimersi nel bicchiere.

Arriviamo poi al Barbaresco Riserva, affinato per due anni in legno e poi trasferito in piccole botti di ceramica da 400 litri. Una scelta innovativa, adottata circa 15 anni fa, quando questo tipo di affinamento era ancora poco conosciuto. 

Il risultato? Un vino più fresco, stabile e privo di eccessivi aromi legnosi, che continua a evolversi senza perdere la sua identità.

A sorprendermi ancora è la tecnologia usata per garantire pulizia e sicurezza in cantina: di notte, i neon al soffitto emettono raggi ultravioletti che sterilizzano naturalmente gli ambienti, prevenendo la formazione di batteri. Un metodo efficace e rispettoso, che funziona solo in assenza di persone.

La visita si avvicina alla fine, e prima di lasciare Ca’ del Baio, assaggio il Dolcetto

È il vino “del nonno”, come viene spesso chiamato, legato alla collina Medousa, così dolce nel suo andamento pianeggiante da darle il nome. 

Il Dolcetto ha profumi di frutta fresca, fragoline di bosco e prugna, un vino conviviale, da tavola, che un tempo si beveva in ogni momento della giornata.

Oggi, molte cantine scelgono di non produrlo più: richiede più lavoro e garantisce meno guadagno rispetto ad altri rossi. Ma qui, a Ca’ del Baio, la scelta non si basa solo sul rendimento economico, bensì sul rispetto per la storia e per il gusto autentico delle cose semplici.

La degustazione si conclude, ma le parole di Federica riecheggiano nella mente.

Non serve essere esperti di vino per appassionarsi, basta qualcuno che ti sappia raccontare con sincerità, passione e un pizzico di poesia ciò che si nasconde dietro a un calice.

Ca’ del Baio non è solo una cantina: è un luogo dove si respira tradizione, si ascoltano storie di famiglia, si scoprono innovazioni intelligenti, che non snaturano la qualità delle materie prime. È un'esperienza che ti resta dentro e che puoi portare con te, scegliendo qualche bottiglia da condividere a casa con chi ami.

E allora sì, la prossima volta che cercherai un vino da aprire per un momento speciale, pensa a questo: ogni bottiglia racconta una storia. E quella di Ca’ del Baio è una storia tutta al femminile, che merita di essere vissuta.

Se ti capita di passare da queste parti, regalati il tempo per scoprire Ca’ del Baio

Prenota una visita, ascolta la loro storia e scegli qualche bottiglia da portare a casa: non sarà solo vino, ma un ricordo da condividere.

© Immagini: Ca’ del Baio

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