La mia idea di viaggio non è mai stata quella di spuntare delle caselline immaginarie, come se la lista di cose fatte fosse più importante delle esperienze vissute.
Ho sempre preferito immergermi nel viaggio, diventando parte della cultura locale, ascoltando i racconti delle persone, godendomi appieno ogni sensazione ed emozione.
Così è stato anche in Maremma, una vacanza a ritmo lento, in cui i piccoli gesti hanno contribuito a rendere il soggiorno unico, ma anche le due strutture in stile Flaïa che ti racconterò tra poco. Il mio oggi è un invito a rallentare, per godere di tutta la bellezza che ci circonda, senza rinunciare al piacere della scoperta.
Abbiamo fin troppe liste nella nostra vita, perché non liberarsene almeno in vacanza? E se non riuscissi a visitare tutto, pazienza. Ci sarà sempre un’altra occasione per fare ritorno.
Per vivere la Maremma un passo alla volta e senza fretta, ho scelto un appartamentino nel cuore di Montemerano, un grazioso borghetto risalente all’epoca medievale, e un casale ubicato tra le colline della Maremma.
Due luoghi molto diversi l’uno dall’altro, ma che ti regaleranno la possibilità di vivere un territorio ancora autentico e incontaminato, seguendo il mio itinerario.
La Maremma dei borghi
I borghi del tufo: Sorano, Pitigliano e Sovana
Tre piccoli gioielli incastonati tra verdi colline e pinete, che regalano al calar del sole tramonti dalle tinte rosate. Un viaggio nella tradizione e nella bellezza toscana, in cui si ripercorrono le usanze e le abitudini del passato, più attuali che mai.
Il mio itinerario parte dai borghi del tufo, ovvero da Sorano, Pitigliano e Sovana, paesi di origine etrusca costruiti su maestosi speroni di tufo e in posizione privilegiata. Non potevo che iniziare la mia visita a Sorano, soprannominato “La Matera della Toscana” e se mi segui da un po’ sai quanto io abbia amato Matera, ci tornerei subito.
Anche il borgo di Sorano mi ha piacevolmente colpito, con i suoi vicoli stretti, gli angoli fioriti e alcuni gatti incuriositi dalla mia presenza. E io, che di quest’atmosfera ne sono rimasta affascinata, non ho potuto che sedermi e leggere qualche pagina del mio libro, con il vento che mi scompigliava i capelli.
Un momento che di solito non ci si concede in viaggio, ma così prezioso che è bello anche solo raccontarlo. C’è poi il borgo di Pitigliano, secondo in ordine di visita, chiamato “La Piccola Gerusalemme”, visto che ospita da secoli una comunità ebraica che si è stabilita in zona nel 1500, fondata da quegli ebrei che erano stati espulsi dallo Stato della Chiesa.
Sai che a Pitigliano è presente anche una sinagoga? Costruita sul finire del XVI secolo in quello che un tempo era il ghetto, dove vivevano gli ebrei, caratterizzato da stretti vicoli e suggestive arcate. Nel corso degli anni la Sinagoga è stata restaurata, e questo ne ha reso possibile la visita ai turisti, tutti i giorni a esclusione del sabato. Indovina quando sono stata a Pitigliano, non c’è bisogno che te lo dica, vero?
Durante la mia visita al borgo, ho assaggiato il dolce tipico di Pitigliano, che è ebraico e si chiama lo Sfratto, preparato con miele, noci, noce moscata, scorza d’arancia e vino bianco dolce. Ma perché si chiama così?
Intorno al XVI secolo il borgo di Pitigliano era diventato il rifugio degli ebrei perseguitati dai pontefici e da Cosimo II Dè Medici. Un luogo all’apparenza sicuro, almeno fino agli inizi del XVII secoli, quando Cosimo II diede l’ordine ai suoi soldati di passare di casa in casa, usando i bastoni contro le porte per cacciare gli ebrei e costringerli a vivere nei ghetti.
Una ricorrenza triste che il popolo ebraico della Maremma ha voluto ricordare proprio con il dolce simbolo di Pitigliano, lo Sfratto.
L’assaggio va quindi al di là del mero gusto, ma è di fatto un salto a ritroso, in un passato fatto di violenza e persecuzione razziale. Lo stesso che vediamo ancora oggi, con incredulità e senso di impotenza, per una storia che si ripete.
Tornando a noi, per pranzo mi sono fermata da Angiolina, un ristorante molto particolare e grazioso, che si trova in centro a Pitigliano. Un’osteria contemporanea, che offre piatti sia di carne che di pesce, ispirati alla tradizione culinaria della Maremma. E a stupirmi, questa volta, è stata la scelta di valorizzare ingredienti meno comuni come le frattaglie. Ottimi anche i tubetti con carciofi, fave, mentuccia e pecorino.
Per Sovana, invece, dovrò attendere ancora, non sono riuscita purtroppo a vederla, vorrà dire che sarà un ottimo motivo per ritornarci e viverlo con la dovuta calma.
Il borgo di Montemerano
Montemerano è il luogo in cui è ubicata la prima struttura in stile Flaïa, di cui ti parlerò tra poco, prima però uno sguardo al borgo. Un paese incantevole, di origine medievale e in collina, che di recente è stato inserito tra “I borghi più belli d’Italia”.
Qui il ritmo è lento e le attività non si piegano al turismo, ma rispettano il tempo prezioso e sacro dello stare insieme, motivo per cui il forno è chiuso la domenica.
A Montemerano gli antichi palazzi e le stradine strette sono incorniciate da un panorama unico, che spazia dalle campagne alle colline maremmane, ricche di vigneti e uliveti.
Passeggiando in paese mi sono resa conto che il tempo sembra davvero essersi fermato, a testimoniarlo non è solo l’atmosfera medievale del borgo, ma anche Piazza del Castello, l’angolo senza dubbio più caratteristico e conosciuto.
Dopo tutto questo esplorare, è il momento di riposare un po’ nel nuovissimo loft in centro storico a Montemerano: Casa Montemè, un appartamento ristrutturato, dall’aspetto elegante e raffinato, al tempo stesso intimo e accogliente.
Sono stati i due proprietari Davide e Martina, lui ingegnere e lei architetto, a ricreare un ambiente contemporaneo, con un tocco di colore che profuma di terra, di campagna.
Ogni dettaglio è stato curato come se fossero loro ad abitarci e anche gli arredi qui hanno una storia da raccontare: le tele, ad esempio, sono state realizzate da Davide, il tavolo, invece, proviene dall’Umbria.
Casa Montemè vuole essere il punto di partenza ideale per visitare Montemerano e i suoi dintorni, ma anche quel rifugio intimo e accogliente in cui ci si sente a casa.
Di Montemerano ho amato l’atmosfera che si respira nel borgo, scandita dai piccoli gesti, come quello di prendere la focaccia al panificio, gustandola durante la passeggiata.
Dormire a Casa Montemè è stata una piacevole esperienza, in cui mi sono sentita a casa. È stato bello poi fermarsi alla Vecchia Dispensa per prendere qualcosa per cena, il vantaggio di scegliere un loft per le vacanze. Non si ha voglia di uscire? Nessun problema, cenetta con prodotti tipici a “casa”, perché è così che ci si sente qui.
Svegliarsi con il cinguettio degli uccellini, in una giornata non proprio di sole, gustando una tisana con vista, per poi passeggiare in centro, tra i vicoli con le lenzuola appese, sentendo il profumo di bucato, per poi fermarsi all’Antico Forno, lasciandosi conquistare dalla focaccia appena sfornata. Ecco che Montemerano si risveglia, è ancora più emozionante vederla al mattino presto. Dovrebbero essere tutte così le giornate.
A Montemerano c’è anche un ristorante con due stelle Michelin, Da Caino, che non ho avuto il piacere di provare. Ti consiglio l’Osteria Passaparola, che rivisita in chiave moderna le specialità del territorio maremmano.
Come tutti i borghi italiani, anche Montemerano ha le sue ricorrenze storiche: il 25 aprile si tiene la Festa di San Giorgio, in onore del patrono, tra riti sacri e tradizioni locali.
Lasciati avvolgere dall’atmosfera del paese e scegli Casa Montemè per godere appieno del ritmo lento che il borgo può regalarti, all’interno di un palazzo storico, nascosto tra i vicoli.
Una gita alle Cascate del Mulino
Tra le colline della Maremma e appena fuori dal borgo di Saturnia, le Cascate del Mulino sono un richiamo alla bellezza e alla rigenerazione del corpo.
Nonostante io non sia una grande amante delle terme, ho trovato le Cascate del Mulino splendide, anche solo da fotografare, per custodire il loro ricordo una volta tornati a casa.
Se ti stai chiedendo dove ho scattato questa foto, sappi che per replicarla, dovrai raggiungere il belvedere tra Montemerano e Saturnia. Se le cascate mi sono piaciute così tanto, non posso dire altrettanto del borgo, che ha solo una piazzetta.
Nonostante le dimensioni ridotte, Saturnia vanta ben due ristoranti interessanti:
- I due Cippi, perfetto per gli amanti della carne, definito dal World 101 Best Steak Restaurant come il miglior ristorante di carne alla griglia in Italia. Lo avrei dovuto provare, ma purtroppo non stavo bene e ahimè ho dovuto disdire la prenotazione.
- Saturnalia Wine Bar con cucina, ideale sia a orario aperitivo, che per una cena informale legata al territorio.
Il borgo di Capalbio e il Giardino dei Tarocchi
Dell’Atene della Maremma, così è stato soprannominato il paese di Capalbio, ne ho amato i vicoletti, così piccoli e intricati che quasi non riuscivo a passarci, i due camminamenti di ronda lungo le mura, particolarmente suggestivi al tramonto, e la piazza della Chiesa in cui si trova la pieve di San Nicola. Il modo migliore per esplorare Capalbio è vagare senza una meta precisa, perdersi tra le sue vie, ammirando gli scorci che fanno la loro comparsa all’improvviso.
Un paese in altura, all’estremità meridionale della Maremma, con un patrimonio artistico di grande importanza, che lo ha reso un punto di riferimento nel Rinascimento. Sai che è l’unica città medievale perfettamente conservata all’interno di mura a doppia cinta?
In prossimità di Capalbio si trova il Giardino dei Tarocchi, un parco artistico di infinita bellezza, almeno così è stato per me, in cui sarei rimasta per ore. Quanta meraviglia!
Ideato dall’artista franco-statunitense Niki De Saint Phalle, è costituito da statue che si ispirano alle figure degli arcani maggiori dei tarocchi.
Un tripudio di colori e di forme differenti, che hanno superato di gran lunga le mie aspettative, una visita qui è davvero da non perdere, parola di Giuli!
Prima di parlarti della seconda struttura in stile Flaïa che mi ha ospitato, ti do un altro suggerimento per il tuo itinerario in Maremma: il borgo di Magliano in Toscana.
Piccolo e grazioso, mi è piaciuto per la sua antica cinta muraria, arrivata pressoché intatta ai giorni nostri, ristrutturata qualche anno fa e percorribile anche al tramonto.
Ti lascio immaginare il panorama da lassù, anzi puoi guardarlo in foto, anche se non è certo la stessa cosa che viverlo. Se il cielo è terso riuscirai a scorgere l’Isola del Giglio, tutto meraviglioso, vero?
La mia vacanza continua con Porto Ercole, piccolo paese di pescatori dell'Argentario, che si divide tra il borgo vecchio arroccato in collina, e il lungomare.
Leggenda narra che nell’ospedale di Porto Ercole sia morto il pittore Caravaggio, motivo per cui troverai delle targhe commemorative in suo onore, sparse per il paese.
Tra la Maremma e l’Argentario, nel borgo di Magliano in Toscana, c’è Casale Sterpeti, una struttura immersa nel verde e nel silenzio, con 8 camere tra standard, comfort, superior e una suite, la numero uno, in cui ho soggiornato.
Ampia e confortevole, con un mazzo di fiori freschi riposti nel vaso, un dettaglio che mi è subito balzato all’occhio, oltre alle travi in legno originali e alle mezzane in cotto restaurate.
Gli arredi sono stati realizzati su misura da artigiani toscani, un elemento che denota il forte legame col territorio, ma anche la volontà di ricreare un ambiente unico per gli ospiti.
Casale Sterpeti è circondato da ulivi e, sia quelli appena piantati che gli ulivi già presenti, appartengono alla struttura, che vanta una piccola produzione di olio extravergine di oliva, servito a colazione e disponibile all’acquisto.
Una piccola curiosità, Casale Sterpeti si chiama così perché, quando è stato acquistato nel 2015 da Simone, il proprietario, era un vero e proprio rudere, ricoperto di arbusti spinosi e rinsecchiti, gli sterpi appunto, talmente numerosi da invadere la proprietà.
Se all’inizio i lavori si sono concentrati all'esterno, è solo in seguito che si è pensato a un recupero conservativo, con ristrutturazione, demolizione e riedificazione degli interni.
Tutto a Casale Sterpeti è curato nei minimi dettagli, rispecchiando l’idea di ospitalità di Simone e della moglie Irene, che si nota anche a colazione.
Per quanto io non apprezzi il buffet a colazione, qui mi sono dovuta ricredere, anche perché sempre ordinato e rifornito da Rosalba, la mamma di Irene.
I prodotti serviti variano di giorno in giorno, in base alla stagione e alla disponibilità delle materie prime, e vengono preparati in casa, proprio da Irene.
A 200 metri da Casale Sterpeti si trova la Tenuta il Quinto, una bellissima realtà giovane, nuova e dinamica, di cui mi sono innamorata per la storia, il design e la struttura, oltre al loro vino, che ho avuto il piacere di degustare in una meravigliosa sala a vetrata, con una vista panoramica che spazia fino all’Argentario.
Che bella vacanza che ho trascorso in Maremma, al ritmo lento dei suoi borghi, lasciandomi coccolare dalle due strutture in stile Flaïa, che mi hanno ospitato.
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